Alla scoperta del Vajont, terra di ricordi e di cultura

diga-vajontIl 9 Ottobre 1963, alle ore 22.39, si consumò una delle tragedie più brutte del nostro Paese. Quella del Vajont. A quell’ora, una frana si staccò dalle pendici del monte Toc (situato al confine tra le provincie di Belluno e Udine), precipitando nel bacino artificiale; da quella caduta si formò una massa di 270 milioni di metri cubi di rocce e detriti che in pochi secondi furono trasportati a valle, seminando distruzione. Quella notte, di fatto, provocò la morte di quasi 2000 persone.

A distanza di circa 50 anni, la diga del Vajont è diventata una meta turistica importante sia per il ricordo che evoca, che per la straordinaria bellezza dei suoi luoghi. La zona, infatti, è ricca di storia: vediamo, allora, quali sono i luoghi principali di questa zona. Villa Cappellari, ad esempio, si trova a Nord della vecchia Longarone (uno dei paesi colpiti, e distrutti, dall’onda dei detriti), ed è una costruzione risalente al 1860 circa. Al suo interno vi sono affreschi di grande importanza.

Poco più in là troviamo Palazzo Mazzolà: si tratta di una struttura costruita nel 1736. La sua realizzazione fu fortemente voluta da Giacomò Mazzolà, al fine di figurare al pari delle altre famiglie nobili dell’epoca. Al suo interno vi sono pareti completamente decorate con stucchi (che originariamente facevano da cornice a grandi dipinti), e i soffitti sono realizzati con travi a vista.

Tuttavia la zona non è solo bella a livello artistico e culturale. Per gli sportivi, infatti, vi sono bellissimi itinerari da percorrere in bicicletta, come la Val del Grisol, e la Conca di Cajada. Attraverso cascate, boschi e vecchi villaggi, infatti, si può scoprire un territorio diverso da quello visibile in macchina.

E per chi volesse rendere omaggio alle vittime della tragedia, a 4 chilometri da Longarone, a Fortogna, è stato costruito il Cimitero Monumentale delle Vittime: dal 2004 (anno della sua ristrutturazione) si presenta come un immenso giardino sul quale poggiano 1910 cippi marmorei bianchi (uno per ogni vittima).

All’esterno, è posta una stele di vetro su cui è incisa (e tradotta in 12 lingue) la frase simbolo del luogo: “Prima il fragore dell’onda, poi il silenzio della morte, mai l’oblio della memoria”. Ancora oggi, poi, la zona è meta di un frequente pellegrinaggio, mentre in tv periodicamente vengono trasmess fiction che ricordano la terribile strage.

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