I conti correnti cointestati rappresentano uno dei maggiori scogli interpretativi per il bail in, il salvataggio interno delle banche introdotto dalla direttiva Brrd (Bank recovery and resolution directive) dell’Unione europea recepita anche dall’Italia, e non senza particolari polemiche mediatiche e clamori. Dunque, come bisogna comportarsi se avete un conto corrente cointestato? Vale il limite di 100mila euro o no? C’è il rischio che in questi particolare casi non intervenga il fondo interbancario di tutela dei depositi?
A rispondere a tali quesiti, qualche settimana fa, è stata la stessa Banca d’Italia, secondo cui la chiave di interpretazione per tutti è la seguente: nella valutazione del limite di garanzia è necessario prendere in considerazione il depositante e non il deposito.
In particolare, Bankitalia afferma che il limite è sempre 100mila euro per ciascun depositante; nel limite si conteggia la quota del depositante sul deposito cointestato che, secondo le norme civilistiche, si presume paritaria tra i cointestatari. Pertanto, per replicare quanto sopra in un esempio, se il signor Rossi e signora hanno 90mila euro su un conto cointestato, si presume che ciascun depositante abbia 45mila euro nella sua disponibilità. Nessun problema dunque per far scattare la garanzia prevista.
Tuttavia, se il signor Rossi, nella stessa banca, detiene un altro conto a lui intestato con liquidità per 100mila euro, allora sforerà la soglia di garanzia: i due c/c si sommeranno e si salirà a quota 145mila euro. Mentre il fondo di tutela dei depositi, come è noto, copre fino a 100mila euro.