Nelle ultime settimane si è parlato a lungo sul fatto che robot che siano in grado di svolgere lavori tradizionalmente demandati all’uomo debbano altresì pagare le tasse. A rilanciare l’idea è stato Bill Gates e, probabilmente, è proprio per questo motivo che l’ipotesi non ha trovato i canoni dell’assurdo, ma è stata assunta come particolarmente supportabile.
D’altronde, l’ipotesi potrebbe non essere affatto stramba, considerato che il trend dell’invasione robotica “preoccupa” quasi tutti i Paesi del mondo, e che secondo alcune recenti previsioni ben 8 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti e ben 15 milioni nella sola Gran Bretagna sarebbero a rischio proprio a causa dell’automazione, che permetterebbe di sostituire il lavoro umano con quello robotico, soprattutto per quanto concerne professioni meno retribuite: il rischio è dunque che introdurre i robot non faccia altro che ampliare ulteriormente il già largo divario tra poveri e ricchi.
Ma come risolvere questo problema? Secondo Gates, tassando i robot, proprio come se fossero umani. Attualmente, ha ricordato il fondatore di Microsoft, se un umano guadagna 50 mila dollari lavorando in fabbrica, il suo reddito viene regolarmente tassato ma se a svolgere quel lavoro è un robot, lo stesso in realtà non avviene. Dunque, un robot che svolge lo stesso lavoro dell’uomo dovrebbe in realtà essere tassato esattamente come il suo collega in carne e ossa.
Guai tuttavia a demonizzare i robot: per Gates infatti i robot possono essere utili a liberare gli uomini in altre attività di maggiore valore aggiunto, nelle quali possono esprimere tutte le proprie potenzialità e creatività.