Il settore del vino rosso? Gli italiani, almeno in questo comparto, non temono alcun punto di riferimento. Si tratta d’altronde di un segmento che è cresciuto a un ritmo più lento rispetto a quello degli spumanti, ma che – contrariamente agli spumanti – è stato in grado di diminuire il gap di prezzo che lo separava dai concorrenti francesi, i principali competitors di quelli italiani.
Stando allo studio Wine Monitor-Nomisma, diramato in occasione delle celebrazioni dei 50 anni della Doc Rosso Conero, l’Italia rimane il primo produttore al mondo di vini rossi, e conquista il secondo posto come Paese esportatore e il quarto posto al mondo per consumi. In questi anni si è peraltro assistito a un cambio nella geografia dei consumi, prosegue il dossier, con la diminuzione di Regno Unito e di Germania, la tenuta delle posizioni di Usa e Canada, e l’importante crescita di Cina, Giappone e Corea del Sud. Per quanto concerne il Paese asiatico, in particolar modo, i cinesi hanno consumato complessivamente più vino rosso degli statunitensi.
Ad ogni modo, dal report salta soprattutto agli occhi il fatto che i vini rossi made in Italy hanno potuto ridurre il gap di prezzo medio che li separava alle controparti francesi, tanto che se fino a cinque anni fa il gap era di 2,86 euro al litro per l’Italia e 4,29 euro per la Francia, oggi è pari a 3,88 per l’Italia e 5,18 euro per la Francia.
Difficile, però, che l’annata 2017 possa rappresentare il periodo giusto per progettare ulteriori passi in avanti, visto e considerato che – dicono da Assoenologi – la vendemmia sarà ancora peggiore delle prime stime e purtroppo a soffrire a causa delle gelate primaverili e della siccità saranno soprattutto i vini rossi, con maggiore contenuto zuccherino e acidità.