La maggior parte degli economisti attribuiscono il cambiamento dei cicli economici a diversi elementi determinanti. Gli stimoli alla crescita, ad esempio, sono il risultato di picchi di sviluppo in ambito privato o di spesa pubblica. Se dunque una crescita della spesa pubblica può in certi versi stimolare la crescita economica, è anche vero che lo stesso meccanismo funziona anche al contrario, permettendoci dunque di poter distinguere l’inizio di una recessione.
Ad esempio, un taglio della spesa pubblica comporterà probabilmente dei licenziamenti negli impianti industriali collegati a tale decisione, una riduzione delle retribuzioni e, infine, un calo dei costi di produzione per far fronte alla riduzione della spesa.
Oltre alla spesa pubblica, anche le decisioni delle banche centrali possono influenzare l’economia. Si pensi a tassi d’interesse più o alti o più bassi: quando i tassi aumentano, la spesa rallenta e, questo, potrebbe favorire una recessione. Quando i tassi d’interesse vengono ridotti, la spesa sale, e questo può aiutare a stimolare la crescita della spesa.
Un’altra scuola di pensiero economico non è d’accordo con l’idea che la politica o la spesa pubblica sia responsabile di cambiamenti del ciclo economico. In particolare, questo gruppo di teorici ritiene che le differenze di produttività e i gusti dei consumatori siano le forze principali che conducono il ciclo economico. Da questo punto di vista, solo le imprese e i consumatori possono guidare i cambiamenti. nel ciclo economico così che questi economisti non credono che a livello governativo i cambiamenti monetari o di politica monetaria abbiano un impatto sul ciclo.