Come era lecito attendersi, le esecuzioni immobiliari e le attività di definizione delle pratiche sono state sostanzialmente bloccate a causa del Covid-19, con un passo indietro notevole rispetto a quanto avveniva, di questi tempi, appena un anno fa.
Ad affermarlo è l’Osservatorio T6, il Tavolo di studio sulle esecuzioni italiane, che ha appena pubblicamente condiviso lo Studio dei tempi delle esecuzioni italiane, oramai giunto alla sua sesta edizione.
Anche se lo studio è concentrato sul 2019, quanto di straordinario accaduto durante la prima fase dell’anno non ha potuto che indurre i redattori ad occuparsi anche di ciò che è successo nel primo semestre 2020, periodo nel quale le esecuzioni immobiliari sono calate in media del 40% rispetto a quanto si è avuto modo di vedere nel corso del 2019.
Ad ogni modo, trattandosi di una media nazionale, non sfugge notare come alcune aree particolarmente importanti della Penisola per il business immobiliare abbiano fatto anche molto peggio, con un passo indietro del 47% a Roma, del 46,84% a Milano, del 51% a Napoli. Ancora più grave il passo indietro in quelle zone che sono state duramente colpite dall’epidemia da nuovo coronavirus, come ad esempio Piacenza, con un crollo del 76%, e Lodi, con un calo del 60%.
Per quanto attiene le cause, è evidente che i numeri così negativi non possano che far pensare agli effetti del dl Cura Italia, assunto per poter fronteggiare l’emergenza sanitaria, che ha bloccato i pignoramenti fino al 31 ottobre prossimo per quanto attiene le abitazioni principali.
Ne deriva che, se la catena delle procedure non fosse ferma, i numeri sarebbero evidentemente stati meno negativi o, forse, positivi. Stefano Scopigli, presidente dell’Osservatorio T6, sottolinea in tal proposito come tale blocco della filiera dei crediti non performanti stia danneggiando i 10 mila addetti del settore e i tanti professionisti che ne fanno parte. “Per giunta, lo stop ai tribunali e alle aste immobiliari ha messo in discussione gli importanti miglioramenti prodotti dalla riforma del 2015 e la stessa giustizia civile appare vicina al default” – aggiunge.
Diversa è invece la situazione delle esecuzioni immobiliari prima dell’avvento del nuovo coronavirus, con il report aggiornato al 2019 che ricorda come la produttività dei tribunali è in realtà molto cresciuta. Gli uffici giudiziari hanno infatti chiuso 89.913 procedure esecutive, con un saldo positivo del 104% rispetto ai 43.434 fascicoli iscritti nel 2019.
L’aumento del tempo medio di definizione delle pratiche è spiegabile con il gran numero dei procedimenti chiusi, considerato che lo scorso anno si era passati da 4,2 anni a 4,62 anni, ovvero 150 giorni in più rispetto al 2018.
Di queste pratiche, continua il report, ben 37 mila avevano già superato i 5 anni di anzianità in tribunale. I numeri del 2019 sono in genere in linea con quelli della media europea, pari a 3 anni.
Passando infine a uno sguardo dei tribunali che possono vantare una migliore tempistica in relazione alla definizione delle esecuzioni immobiliari, nel 2019 vediamo al primo posto Trieste, con un media di 2 anni e 5 giorni, davanti a Ferrara con 2 anni e 41 giorni, e Trento con 2 anni e mezzo. Meno di 3 anni anche per Aosta, Gorizia, Napoli Nord, Bolzano, Savona, Como, Busto Arsizio.
Di contro, i tempi si allungano notevolmente per Cagliari, con 6 anni e 87 giorni, che ha i tempi di definizione più estesi. Fanno meglio, ma di poco, Enna, con 6 anni e 78 giorni, e Patti, con 6 anni e 77 giorni.