Stando alle ultime rilevazioni pubblicate dall’Istat, nel mese di dicembre, in Italia, le retribuzioni contrattuali sono rimaste praticamente ferme, invariate per il secondo mese consecutivo e per il quinto mese nell’ultimo semestre. L’Istat afferma in particolar modo che le paghe orarie sono invariate a 0,4 per cento (il minimo dall’avvio delle serie storiche) e che nel mese in considerazione gli unici apprezzabili aumenti hanno riguardato contratti dal peso troppo ridotto per avere un impatto rilevante sull’indice generale, e in particolare il +2,1 per cento nel settore del cemento, calce e gesso e il +1,1 per cento nel settore dei servizi portuali.
In ulteriore dettaglio, su base annua solamente gli alimentari hanno mostrato un incremento superiore all’1 per cento (1,8 per cento), seguiti dal settore del commercio (1 per cento), mentre rimangono stabili le retribuzioni in diversi settori privati (estrazioni minerali; legno, carta e stampa; energia e petroli; chimiche; metalmeccanica; energia elettrica e gas; servizi di informazione e comunicazione; telecomunicazioni), oltre che in tutti i comparti della pubblica amministrazione.
Infine, si segnala come in assenza di rinnovi contrattuali (peraltro attesi da diversi anni dal 35 per cento dei contratti nel settore privato, oltre che dalla pubblica amministrazione), la dinamica delle paghe orarie sembra essere destinata a rimanere sui minimi storici anche a gennaio e febbraio, avvicinandosi ulteriormente allo zero nei prossimi mesi. Quel che è peggio è che la risalita in corso dell’inflazione intaccherà il potere d’acquisto delle famiglie: i salari reali sono tornati in negativo già a dicembre (per la prima volta da quasi quattro anni), e tale tendenza è destinata ad accentuarsi nei primi mesi del 2017.