Trigliceridi e insulino-resistenza

In genere, dopo aver mangiato carboidrati (zuccheri e amidi), l’apparato digerente li scompone in zuccheri più piccoli, come il glucosio. Il tessuto muscolare immagazzina questi carboidrati sotto forma di glicogeno.

Le cellule muscolari necessitano di insulina per introdurre il glucosio all’interno della cellula. I due principali depositi di glicogeno sono il muscolo scheletrico e il fegato: in assenza di resistenza all’insulina, il glucosio entra nelle cellule muscolari e viene immagazzinato come glicogeno. Nelle persone con insulino-resistenza, però, l’insulina non funziona normalmente a livello del muscolo scheletrico. Pertanto, i carboidrati assunti non sempre aumentano il glicogeno muscolare: possono rimanere e accumularsi nel sangue, aumentando i livelli di zucchero nel sangue.

Ora, se il muscolo non forma glicogeno per immagazzinare i carboidrati, questi rimangono nel sangue e finiscono nel fegato. Il fegato a sua volta trasforma i carboidrati in trigliceridi e li impacchetta in una particella VLDL (lipoproteina a bassissima densità). L’aumento dei trigliceridi porta a una diminuzione della produzione di HDL. L’HDL è talvolta definito il colesterolo “buono”, quindi non si vuole che diminuisca.

Si tenga anche conto che i livelli di trigliceridi sono correlati alla longevità: un alto livello di trigliceridi è dannoso quanto un alto livello di colesterolo LDL e questo è un altro motivo per cui si parlerà di molti modi per migliorare la salute metabolica. Migliorando la salute metabolica, si migliora la resistenza all’insulina, che aumenta la capacità di immagazzinare il glucosio sotto forma di glicogeno, diminuendo il glucosio che il fegato deve gestire e abbassando i livelli di trigliceridi.

I livelli elevati di insulina nel sangue sono il primo cambiamento associato all’insulino-resistenza, che porta a spostare il glucosio dal deposito muscolare al fegato. Il fegato li trasforma in trigliceridi, causando così una dislipidemia (un’anomalia dei lipidi nel sangue).

In tal senso, è bene condividere come l’evoluzione della sindrome metabolica e delle malattie cardiache avviene in un lungo periodo di tempo. Le azioni intraprese a partire dai trent’anni e dai quaranta possono avere un grande impatto sulla riduzione del rischio di sviluppare malattie metaboliche come la malattia del fegato grasso non alcolico, l’aumento dei lipidi, le malattie cardiache, l’obesità addominale e un rischio notevolmente elevato di sviluppare infarto, ictus, demenza, insufficienza epatica e molti tipi di cancro. Se avete già cinquanta o sessant’anni, potete ancora influire sulla salute e sull’indipendenza dei vostri prossimi decenni.

L’insulino-resistenza compromette la sintesi di glicogeno nel muscolo. Per esempio, ci sono molte testimonianze di persone che hanno invertito le malattie cardiache, il fegato grasso e l’insulino-resistenza modificando il sonno, la dieta e l’esercizio fisico. Quindi non è mai troppo tardi per affrontare il problema della salute metabolica!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *